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19 Novembre 2024 alle 11:11 #2745Giorgio GraffietiPartecipante
Leggo che c’è molto “hype” sul tema del nucleare in Orizzonti Liberali, diciamo subito che io non parto da pregiudizio e quindi non escludo a priori questa strada, ma ho la sensazione che la maggioranza segua appunto la “moda” per apparire “cool” rispetto a una massa ritenuta di “sprovveduti” (per rimanere nel politicamente corretto e non usare la terminologia spesso usata) e non basi le sue convinzioni su una reale conoscenza del problema.
Se le vie dell’Inferno sono lastricate di buone intenzioni credo proprio che iniziare una discussione sul nucleare sia una di queste perché il tema del nucleare rischia di diventare un’enorme perdita di tempo per non affrontare la sfida complessa della trasformazione all’elettrico e alla transizione ecologica… forse è proprio l’obiettivo che si pone chi quella transizione vuole ostacolare… perché di tempo non ne abbiamo più.
Nonostante in Italia non si produca un watt da nucleare, siamo tra i maggiori produttori di “papers” sul tema… in fondo una implicita conferma che a chiacchiere non ci batte nessuno.
Quali sono i dati, l’impronta nel reale, di una tecnologia “vecchia” di ottant’anni, che da altrettanti anni cerca di dimostrare di essere valida provando continuamente a rigenerarsi e che ha avuto il suo “splendore” solo quando a tirargli la volata era l’esigenza o la voglia delle nazioni di porsi come potenze militari? Sembra che l’hype voglia piegare la realtà alle aspettative create dai propri desideri e voglia prescindere da essa o, peggio, cerchi di dare soddisfazione ai propri bias veicolando dati inesistenti.
GRAFICO PRODUZIONE MONDIALE
Una tecnologia promossa per convenzione in crescita, nel mondo reale è in declino da decenni, come mostra il grafico. Il marketing del nucleare ha sviluppato la comunicazione delle “nuove generazioni”. Così tutti parlano a sproposito di terze e quarte generazioni (quando non scriteriatamente di “fusione”), ma nella sostanza una definizione scientifica che le spieghi e le faccia distinguere, non esiste. Allo stato di fatto, ancora il mondo reale, siamo in presenza di una continua complicazione della tecnologia per aumentarne il grado di sicurezza (conseguente alla necessità di dare risposte ad eventi che non era previsto che sarebbero dovuti succedere, ma sono successi) che ha solo finito per aumentarne a dismisura costi e dilatarne i tempi di realizzazione. Come se al trabiccolo dei fratelli Wright qualcuno avesse aggiunto il pilota automatico e lo avesse chiamato aereo di quarta generazione (è un’ovvia iperbole che, come tutte le iperboli, serve a rendere un’idea… lo specifico perché non si sa mai).
La sicurezza è quel sistema regolatorio che pensa di poter prevedere tutto, poi ti arrivano dei pazzi criminali che trasformano i sotterranei di una centrale nucleare in una “Santa Barbara” per missili e bombe (convinti che gli altri non sono pazzi come loro da farne un obiettivo militare) e i regolatori si accorgono di non averlo previsto… e s’inventano nuove norme. Fino al prossimo “imprevisto”.
Quando l’industria militare lo spingeva, il nucleare aveva praticamente raggiunto il 20% del paniere energetico mondiale e ora una decrescita continua, che pare inarrestabile, lo pone all’8%. Eppure questa tecnologia viene descritta come la scelta a cui i Paesi avanzati tendono. La realtà piegata ai propri desideri, appunto. Leggo che sarebbero 200 le centrali nucleari in costruzione, ma nemmeno in numero di reattori a me risulta quella cifra che, invece, dovrebbero essere una sessantina e che, una volta ultimati (cioè diversi anni) non potremmo nemmeno considerarli tutti nell’ambito dell’aumento del parco installato perché diversi andranno solo a sostituire impianti già esistenti oramai obsoleti.
In pratica, nel reale, sono Russia e Cina i Paesi “avanzati” che risultano più animosi sul piano del nucleare e ciò non ci fa venire il dubbio che sia solo una “coda” alle voglie non sopite degli Stati di affermarsi “potenze”? L’occidente, checché se ne dica, si arrabatta da decenni a gestire l’esistente… con USA e Francia come esempi lampanti. Ci si documenti, non con il sentito dire, quanti sono i nuovi reattori in costruzione in USA e Francia e si scoprirebbe che sui 60 reattori in costruzione solo 7 o 8 sono di tecnologia occidentale e solo 2 o 3 in quelli che sono davvero in Paesi avanzati di cui facciamo parte.
Il continuo riferimento al “nimby” come responsabile dello stallo del nucleare a me sembra un segnale di debolezza intrinseca della tecnologia. Di “nimby” soffre qualunque cosa, perfino le rinnovabili che però continuano ad incedere a differenza del nucleare. Nel solo 2024, il fotovoltaico, avrà una produzione annua di elettricità (produzione, non potenza installata) potenzialmente eguagliabile dal nucleare se solo si fossero costruite 2 centrali nucleari a settimana. Cioè oltre 100 reattori all’anno quando ce ne sono in costruzione una 60ina che entreranno in funzione, se va bene, fra 7 o 8 anni. In alcuni casi, il “nimby” assume addirittura la forma opposta del “non nel TUO giardino”. Vivo in un territorio nel quale da 40 anni non si riesce a trovare un posto che vada bene a tutti per un nuovo ospedale, pensa un po’ te. E vogliamo davvero ritenere non una perdita di tempo una discussione sul nucleare?
Ritenere con supponenza che il solo esprimere dubbi sull’opportunità di vedere il nucleare in un programma che disegni il futuro delle politiche energetiche meriti di essere considerati ignoranti non lo trovo una esibizione di quell’intelligenza che si crede di possedere. Certo non un bel modo di costruire un Partito che si prefigge di essere riformista e liberale. Non sono contrario né a questa né a nessun’altra tecnologia, sono laico anche per questo, non sono guidato da una fede. Esprimo un giudizio di opportunità in base a numeri e quelli che mi si presentano non tornano. Non possiedo una Ferrari perché non solo non me la posso permettere, ma perché posso avere alternative migliori e più adeguate alle mie esigenze e certo non mi metto a fare crociate contro la Ferrari.
Questa lunga premessa per ribadire la necessità che il tema nucleare sia affrontato in Orizzonti Liberali, senza slogan… quelli lasciamoli a Salvini.
Perché, al di là dell’invito ad affrontare la questione sui dati a disposizione e non eleggendo a necessario o addirittura indispensabile, per partito preso, ciò che nei fatti potrebbe non esserlo (e a me pare non lo sia), vorrei porre alcuni argomenti di discussione che mi pare siano del tutto elusi dal dibattito sulla transizione energetica verso l’elettrico, anche perché, appunto, si è misteriosamente assunta l’indispensabilità del nucleare a prescindere da valutazioni che porterebbero ad evidenziare il contrario.
PRIMA QUESTIONE
Farei osservare come nucleare e emergenza climatica (ma aggiungerei anche ambientale a meno che si voglia continuare a far fare gareggiare Milano con Calcutta come posto irrespirabile) finiscano per apparire tra loro quasi un anacoluto. A meno di negare l’allarme emergenziale che impone di intervenire subito, cioè entro il 2030, pena l’irreversibilità di innalzamento di temperature pregiudicanti la stessa vita come l’abbiamo conosciuta, come si può legarne soluzione a progetti ventennali? Ci possiamo davvero affidare a un marketing che ci promette un quarto dei tempi che in occidente si sono dimostrati totalmente fuori di quella misura?
SECONDA QUESTIONE
Dove sono gli investitori nel campo, se è cosi conveniente?… sì, ci sono, ma solo in prospettiva di commesse derivanti dagli Stati… è normale in una economia di mercato?
Sì, lo so, adesso in molti arriveranno a ricordarmi le “uscite” di Microsoft, Google e Amazon. Se avrete la pazienza di leggermi ancora darò anche una mia risposta su questo più avanti. Per ora mi limito a fare osservare quanto nella pratica non ci sia nessun impegno formale ad investire nel settore, solo, di nuovo, marketing che, per adesso, si è dimostrato solo utile a far crescere le rispettive quotazioni di borsa. Sì, perché il mercato (e ahimé non solo quello) ha ben presente l’attitudine comune a considerare realtà gli annunci e ad avere comportamenti conseguenti. Le “bolle” in economia nascono quasi sempre sulla base di questo meccanismo.
TERZA QUESTIONE
Quanto costa il nucleare? È una domanda che possiamo considerare conseguenza della precedente, ma che nei fatti nessuno è in grado di certificare con risposte definitive. Nella logica di piegare la realtà ai propri desideri non solo non si riesce a capire cosa costa costruirle queste “benedette” centrali (e aggiungerei, siccome abbiamo capito chi i soldi ce li dovrebbe mettere, sapere dove uno Stato che non va in default solo perché nessuno si può permettere di farcelo andare, dove li dovrebbe andare a prendere), ma si fa di tutto per banalizzare i costi e le difficoltà a smantellarle a fine vita o a stoccarne i residui. La pluridecennale questione del sito di stoccaggio italiano è talmente paradossale alla vigilia del ritorno del ritorno da Francia e Gran Bretagna che i nostri rifiuti nucleari ce li hanno stoccati a noleggio e ora ce li rimandano… e sarebbe interessante sapere dove… non voglio nemmeno affrontarla perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Come un orologio rotto segna l’ora esatta 2 volte al giorno, anche il campione italiano della finanza creativa, l’ex Ministro Giulio Tremonti, da tempo afferma che dal debito pubblico francese viene nascosto sotto al tappeto il costo di “decommissioning” dell’enorme infrastruttura nucleare del Paese. Perché se è vero che non può essere messo a bilancio il costo di un terremoto o di una alluvione fino a quando l’evento non succede e quindi non è preventivabile, lo stesso non dovrebbe valere per i costi di dismissione di impianti arrivati a fine vita (e su impianti di 50 anni diventa difficile credere che i costi conseguenti siano imprevedibili… eppure in Francia sembra che questo succeda). In Italia, riprendendo il discorso sopra, non siamo nemmeno neofiti alla questione visto che il “decommissioning” delle nosttre centrali dismesse 40 anni fa è ancora nel limbo e mi domando se realmente qualcuno sa cosa ci è e ci sta costando. È fresca la notizia di un probabile declassamento della Francia, magari le Agenzie di Rating cominciano a guardare anche sotto al tappeto.
In occidente (prendere ad esempio sistemi autocratici come il cinese o russo non mi sembra il caso), il percorso del nucleare degli ultimi 50 anni è un percorso ad ostacoli, e non si richiami al sempiterno “nimby” che nella praticamente totale casistica occidentale si parla di iniziative inserite in impianti esistenti e i cui guai sono solo legati alla continua necessità di inseguire i dettami di un sistema regolatorio in continuo divenire sul tema della sicurezza e non alle proteste di qualcuno che quegli impianti non ce li voleva. Il famoso trabiccolo dei fratelli Wright con il pilota automatico. I guai del famoso Olkiluoto 3 hanno addirittura costretto il Governo francese a nazionalizzare Areva, l’azienda francese costruttrice prossima a fallimento, per non mandare all’aria assieme a EDF (l’ENEL francese) l’intero suo sistema (con una Commissione Europea che nel frangente ha interpretato le tre scimmiette per non applicare pesanti multe per violazione del divieto di aiuto di Stato).
A fronte dell’impossibilità di quantificare i costi che, comunque, nessuno non riesce ad immaginare diversi da decine e decine di miliardi di euro, quanto può essere credibile un Partito (futuro o presente poco importa) che fa della responsabilità e del realismo in campo economico uno dei suoi cavalli di battaglia? Ci apprestiamo a disegnare un altro mega “superbonus” denunciando contemporaneamente le storture di questa folle pratica?
QUARTA QUESTIONE
Ma se sarebbe, come ovvio sarà, una misura che otterrebbe risultati misurabili fra 20 anni (mentre ricordo per l’ennesima volta che la vita stessa su questo pianeta ci imponeva di ottenerli l’altro ieri), che senso ha, ammesso di avere le risorse per farla, intraprendere una strada che ci ritroverà a collocare delle mega centrali in un sistema a rete che si sta naturalmente orientando verso un sistema a rete distribuita quando ciò che può dare risposte subito esiste già ed è, da un punto di vista economico, alla nostra portata e allineato a questa tendenza verso un sistema a rete distribuita? Nella rete elettrica del futuro la centralizzazione della produzione sarà sempre meno rilevante, già oggi si sta passando da un solo produttore a milioni che l’energia se la producono autonomamente. Sarebbero davvero utili fra 20 anni delle centrali che, a quel punto, potrebbero apparire fuori contesto? Non è compito della politica disegnare il futuro invece di costruirlo con le “abitudini” del presente? Che razza di idea riformista e progressista è quella che ragiona sulla base del conservare la convinzione che il futuro sarà una estensione del nostro modo di vedere l’oggi?
Facendo la tara di tutto quanto affermato fino ad ora, a me non sembra irrilevante cercare di fare osservare che mettersi oggi a costruire “mainframe” nel mondo degli smartphone non è una grande idea. Le obiezioni già le sento, “pensare di affrontare con quattro pannellini cinesi sul tetto le necessità energetiche della società sviluppata è da sottosviluppati ideologizzati”. Lo avete pensato in tanti, vero? Peccato che i numeri diano ragione a me e non a voi. Le fonti rinnovabili in 4 o 5 anni hanno ottenuto risultati che nemmeno chi le sosteneva “ideologicamente” poteva immaginarsi, tanto che stanno cambiando lo stesso concetto di “baseload” cavallo di battaglia dei sostenitori del nucleare. Ciò che sta succedendo nel campo della capacità di accumulo si muove ad una velocità e diminuzione dei costi che è inversamente proporzionale a quella della ricerca sul nucleare. Ciò che sarà domani, non fra vent’anni, nessuno riesce ad immaginarlo, ma con il vantaggio, nel caso delle rinnovabili, che i benefici si ottengono subito, non fra vent’anni.
QUINTA QUESTIONE
Paradossalmente possiamo notare che la comunicazione sul nucleare, quello che ho chiamato “marketing”, sta proprio registrando che pure chi sostiene il nucleare ha preso atto che l’idea del “mega” rischia di essere spiazzato da una rete che va in direzione opposta. Il nuovo “marketing” è la vendita di una cosa che non esiste (o, meglio, esiste da decenni e ci si dovrebbe domandare perché non c’è un posto dove si possa andare a comprarlo). Il nuovo “totem” e parola d’ordine è SMR (Small Modular Reactors). Qualcuno, non senza ragioni, li ha definiti “l’ultimo inganno del nucleare”). Questo acronimo, a volte volutamente usato come sinonimo di “mini reattore”, credo per ingenerare confusione, semplicemente viene utilizzato per vendere l’idea di un prodotto sostanzialmente pronto per un nuovo mercato, ma che nella sostanza è come quei “concept” di cartone che le industrie automobilistiche presentano alle fiere e se mai arriveranno sul mercato non ci somiglieranno nemmeno da lontano. Sì, perché i “mini reattori” esistono da decenni (reattori di potenza attorno ai 100MW). Sono utilizzati praticamente esclusivamente dai militari. Quando alla fonda del porto di Napoli arriva la “USS Gerald R. Ford”, sulla banchina stanno tutti a farsi “selfies” soprattutto se sul ponte schiera un buon numero della settantina di F18 che trasporta, ma pochi si accorgono di avere davanti 2 reattori nucleari da 125MW. La domanda sorge spontanea, ma se i reattori nucleari di “piccola taglia” esistono da decenni e il nucleare è così conveniente, perché non si è traslato ad un uso anche civile? Qualcuno ha notizia di una superpetroliera o di una mega nave da crociera che sia propulsa in quel modo? La risposta è nella domanda. Per decenni l’industria nucleare ha progettato reattori di potenza sempre maggiore perché l’imperativo era ottenere economie di scala inottenibili con “piccoli reattori” (tranne dove queste “economie” non sono mai state la priorità… nel militare, appunto). Oggi il “marketing” vuole convincerci, al contrario, che “piccolo” è bello e conveniente perché occorre dare una risposta ad un potenziale mercato che va in direzione opposta al grande. Lo fa con l’idea della “modularità”, ma facendo credere che sia una cosa già disponibile, non un progetto come di fatto è. Gli SMR stanno tutti sulla carta, si contano 2 o 3 prototipi (che di “modulare”, quindi, hanno solo l’intenzione) e solo 1 in occidente, negli USA. Quello americano ha portato al fallimento la NuScale, l’azienda che lo ha prodotto… in Russia ne hanno messi due, pare, su delle navi ancorate in porto e forniscono di energia l’entroterra. I russi sono quelli dei carri armati effetto “jack-in-the-box” e su quella tecnologia io eviterei di farci conto.
E torniamo sempre là, piccoli o mega, la disponibilità immediata non esiste, se va bene si parla di anni, se va male, come più probabile almeno qui, si parla di decenni. E quel tempo non lo abbiamo, ammesso avessimo i soldi.
Quindi si arriva a Microsoft, Amazon e Google. Lo si legge ovunque: «se grandi aziende scelgono il nucleare, è perché loro i conti li sanno fare e conviene». Personalmente non ho dubbi che a loro convenga, ma la domanda dovrebbe essere: «se conviene a loro, è così certo che convenga a noi?». Ho già fatto qui sopra una prima considerazione, sfruttando l’hype sul nucleare, attraverso un solo annuncio hanno già ottenuto un incremento di patrimonializzazione in borsa… non hanno speso un dollaro e hanno incassato miliardi. Musk finanzia l’elezione di Trump con 120 milioni di dollari e ne incassa 13 miliardi con la sua elezione. I soldi le grandi aziende li fanno così, ancora prima di vendere qualcosa. Ma stiamo pure nel merito, perché a loro potrebbe convenire? Perché a loro non interessa il costo e moderatamente nemmeno il quando. Non pensano a contribuire al funzionamento di un sistema a rete. Sono aziende energivore che immaginano una sorta di sistema “off-grid” per loro stesse, devono solo mantenere il livello di indispensabilità di servizi che gestiscono praticamente in regime di oligopolio e che faranno pagare a noi… è chiaro che a loro possa convenire.
SESTA QUESTIONE
Ma perché tutto questo “hype”? Senza necessariamente fare il complottista, in un mondo reale che vede il paradosso di un’opinione pubblica che s’infuria per le “accise sulla benzina” e non per una bottiglia di acqua minerale che allo stesso autogrill dove si rifornisce di carburante paga più del litro di benzina acquistata, è così strano che si possano costruire “bolle” su dati infondati? Una bottiglia di acqua minerale possiamo davvero accettare e credere che costi di più di un litro di benzina? Può avere paura del nucleare un settore industriale che da decenni detiene una quota di mercato del 70÷80% del paniere energetico come quello estrattivo, mentre il nucleare è in decrescita da decenni e non averci visto un modo, invece, per farci perdere tempo a discuterne per continuare mantenere la sua quota di mercato? Non credo sia una domanda che la politica non dovrebbe farsi.
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Lo so, ho fatto un “pistolotto” (azzarderei pistolone… scusate), ma se qualcuno non ha i dubbi che ho io e vorrà togliermeli gliene sarò grato, senza uscite “geniali” che s’adattano all’eloquio di Salvini, però, farei volentieri a meno, mi spiacerebbe dover registrare anche Orizzonti Liberali tra le mie occasioni perse.
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19 Novembre 2024 alle 13:32 #2750EnricoTrainoPartecipante
Giorgio, vedo che hai ben approfondito l’argomento.
Nutro i tuoi stesi dubbi sugli SMR, mi sembrano una trovata di marketing che non risolve nessuno dei problemi relativi al nucleare attuale, ed in particolare quelli sulla gestione delle scorie, ben delineati dal gruppo di studio JRC nel documento commissionato dalla EU.
(report ufficiale qui: https://finance.ec.europa.eu/document/download/e8dce5a0-f1e3-4d5a-8566-0692d40a8d99_en)
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20 Novembre 2024 alle 17:21 #2770Giorgio GraffietiPartecipante
Attento che magari diranno anche a te che sei nel posto sbagliato 🙂
Un po’ deludente come partenza se le premesse di Orizzonti Liberali esprimono quella abitudine ad allinearsi a un capo da cui sono scappato da sempre.
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22 Novembre 2024 alle 12:25 #2811Nicola ZanellaPartecipante
Mi spiace Giorgio Graffieti ma nel tuo post ci sono molte imprecisioni e cose anche sbagliate. Non sto qui a dibatterle tutte non ha senso. Il punto é che non ha senso affrontare il tema dal punto di vista tecnico perché non si avrà mai la comprensione di chi ci lavora, dei tecnici, dei fisici e degli ingegneri. Bisogna fare una decisione sul futuro dell’energia in Italia. 100% FER o FER + nucleare? A questa domanda devi rispondere.
Mi spiace inoltre che non hai compreso quello che ti ho detto riguardo a fare una discussione aperta all’interno dell’organizzazione, ma poi convergere uniti. Inoltre l’appoggio dato da OL al nucleare non implica in nessun modo che tu debba essere d’accordo, anzi. Però per me questa è una cosa molto importante (per me ribadisco) e ne andrebbe della mia aderenza al progetto.
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28 Novembre 2024 alle 7:26 #2833Giorgio GraffietiPartecipante
«nel tuo post ci sono molte imprecisioni e cose anche sbagliate. Non sto qui a dibatterle tutte non ha senso»… e quale sarebbe, di grazia, il senso di un “forum”, allora?
Cosa ci sarebbe di impreciso e/o sbagliato nel mio post? che, a differenza di quello che pensate in molti, che il nucleare sarebbe una scelta dei Paesi più avanzati, i fatti dimostrano che è una tecnologia che arretra da decenni sul fronte del suo contributo della fornitura di energia? Sarebbe sbagliato contestare che il problema delle scorie sia stato risolto in tutto il mondo quando, invece, l’unico esempio che gli innamorati dei propri desideri possono portare è quello finlandese (realtà ancora tutta da verificare visto che è dell’altro ieri… che già fa ridere la presunzione umana che ha certezze sui prossimi 100mila anni quando non conosce nemmeno la sua storia se si va oltre i 1500 anni). Non corrisponde al vero che quello tra i più grandi fruitori di tecnologia nucleare in campo occidentale, gli USA, dopo aver speso 6 miliardi di dollari non sono ancora venuti a capo della questione del deposito unico a Yucca Mountain?. È forse sbagliato affermare che nessuno ha ancora capito cosa costa, chi dovrebbe pagare e con quali soldi una scelta nucleare? Non è fondata la considerazione che i “mini-reattori” esistono solo sulla carta e, sempre in occidente, l’unico prototipo realizzato ha portato al fallimento l’azienda che lo ha costruito, per il motivo che la sua realizzazione ha riproposto il problema conosciuto da decenni e per il quale la tendenza è stata proprio quella di costruire reattori sempre più grandi come unico modo per renderli convenienti?
C’è un solo modo per contestare affermazioni basate sui fatti, contestare la validità dei fatti con dati che li correggono. Quando si sviluppa una tesi la si forma su dati, l’antitesi contesta i dati della tesi e verifica la fattualità, non può basarsi sulle opinioni… nemmeno di Marattin, se la cosa fa apparire l’opinione più robusta.
Lo so da me che si può stare in un Partito anche senza condividere appieno ogni cosa, ma qui, se te ne sei accorto, non stiamo su questo piano… a me va benissimo anche un Partito non totalmente aderente alle mie idee, ma qui è l’incapacità di dibattere delle idee il problema ed è un problema secolare, oramai, tipico della politica… se OL conferma questa incapacità non è nulla di nuovo e alternativo a quanto già è sul campo. Il mio interesse verso OL si muove su quel piano, non su altro.
Quanto alla presunta incapacità mia di “decidere”, o non mi hai letto ho hai capito poco conseguenza del fatto che dai, e in molti date, per ineluttabile la scelta nucleare derivando la convinzione dai vostri desideri, ma non dalla realtà. L’impellenza delle sfide che abbiamo davanti ci impone di intervenire subito per ragioni economiche ed ambientali e le uniche possibilità che abbiamo avanti sono una massiccia iniziativa nel campo delle fonti rinnovabili e non quella di affidarsi a tecnologie disponibili, forse, tra vent’anni.
Se un Partito vuole disegnare il futuro di una società fra vent’anni deve immaginarsi come sta cambiando già oggi quella società e se nemmeno si accorge verso quale direzione si sta già muovendo diventa un Partito inutile. Fondare le proprie idee su concetti come il “baseload” che già oggi scricchiolano di fronte al prepotente incedere di tecnologie sempre più economicamente convenienti in una rete (se parliamo di energia) che progressivamente sta abbandonando l’idea di centralizzazione in favore di una diffusa distribuzione, non è lungimirante affatto, a differenza di chi si è messo in testa che la lungimiranza appartenga a degli illuminati che illuminati non sono se sono incapaci di leggere la realtà.
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29 Novembre 2024 alle 17:08 #2836EnricoTrainoPartecipante
A me sembra che il progetto di partito che abbiamo in mente sia di un partito che disegna il populismo e predilige efficienza e concretezza, e pertanto, specie su argomenti così complessi, non mi sembra che possiamo esimerci dall’avere una discussione basata sui fatti.
Per cercare i fatti, le fonti con le quali dobbiamo confrontarci debbono essere istituzioni ed enti affidabili (Documenti ufficiali EU, ENEA, etc.), o professori universitari nella materia. Dovremmo rifuggire dai divulgatori che presentano un pre-digerito, ma possiamo ovviamente andare ad approfondire le fonti che citano.
Se ci atteniamo a questo approccio, per ora abbiamo acclarato che:
a. ad oggi l’unico sito al mondo ritenuto “sicuro” per lo stoccaggio di scorie ad elevata radioattività è in Finlandia;
b. tutti gli ultimi progetti di reattori da 1.000 – 1.500 Mw sviluppati in occidente hanno richiesto dai 10 ai 15 anni e sono costati dal doppio al triplo di quanto inizialmente previsto (vedi schema sotto)
c. le ragioni che hanno portato a queste disefficienze sono strutturali e pressoché ineliminabili, perché sono essenzialmente dovuti al fatto che per sapere in anticipo quanto ti costerà un “oggetto” e quanto ci metterai, devi averlo standardizzato, e farne tanti, il che in occidente non è accaduto e non accadrà se parliamo di impianti di grande taglia e se li consideriamo su scala nazionale;
d. Gli SMR potrebbero superare questi problemi proprio perché una volta definito un modello, questo sarebbe costruito (specie se adottato su scala EU, ndr) in maniera ripetitiva, sempre uguale. Ad oggi ci sono solo prototipi e non ci sono certezze sul fatto che la dissinergia di scala sia compensata dall’efficienza dovuta alla ripetitività.
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29 Novembre 2024 alle 21:11 #2840Giorgio GraffietiPartecipante
Ovviamente assolutamente d’accordo sull’idea di Partito. E non vorrei apparire offensivo, ma non lo costruirei seguendo un influencer che attraverso YouTube si è inventato un mestiere.
Ho da fare osservare, però, un paio di cose. Ai reattori (in funzione) sono state attribuite via via le etichette di “nuova generazione” e, così, si è passati dalla 2ª (che è stato il vero passaggio dal prototipale della 1ª alla messa in funzione vera) fino alla cosiddetta 3ª generazione che, ad essere onesti, nemmeno dovrebbe esistere, visto che di fatto è la stessa tecnologia della 2ª a cui sono stati aggiunti ogni genere di ammennicoli per rispondere alle richieste di sicurezza che ogni incidente che saltava fuori costringeva al rispetto degli allert delle agenzie preposte. È sostanzialmente questo il principale motivo per il quale si sa quando s’inizia, ma non quando si finirà (ovviamente lascerei perdere la 4ª e che è solo un progetto ancorché taluni ne sparlano come di cosa fatta… ci vorranno anni – forse decenni – prima di arrivare a considerarla tale).
Quindi non costituiscono un problema che si “aggraverebbe” in Italia per l’endemica nostra incapacità organizzativa, hanno proprio questa “caratteristica”. In Italia abbiamo un problema specifico, ma non è questo. Qui, a differenza degli esempi citati nella tabella sotto, non solo avremmo a che fare con la “caratteristica”, ma soprattutto i tempi legati a una decisione di dove farle. Quelli citati sotto sono solo ampliamenti di siti esistenti e quindi già autorizzati (ovviamente si parla, spero, delle iniziative in campo occidentale).
E veniamo a questi benedetti SMR… anche qui, siamo solo in presenza di progetti, nessuna timeline ipotizzata può essere realisticamente presa sul serio. Vorrei ricordare che se i reattori esistenti sono arrivati a superare la potenza di 1GW è solo perché, così, si potevano ottenere economie di scala che li avrebbero resi convenienti. Ora si vuol far credere, dopo decenni a promuovere il mega per la ragione detta sopra, che è più conveniente piccolo. Standardizzazione è la parola magica, ma anche che, data la taglia, si possa fare la “cresta” sui costi necessari a soddisfare le esigenze di sicurezza dei “mega”. Ma è ancora una volta la realtà a farci sbattere il muso. NuScale, l’unica azienda che negli USA un prototipo di SMR lo ha realizzato è fallita proprio a causa dei costi insostenibili in direzione opposta a quanto ipotizzavano.
In ogni caso, se mai si riuscisse davvero a confermare le ipotesi sulla carta, parliamo sia nel caso di reattori tradizionali che modulari di piccola taglia, di qualcosa che si realizzerà, se va bene, fra vent’anni… ma davvero, parlando di sostenibilità qualcuno pensa che abbiamo tutto questo tempo?
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29 Novembre 2024 alle 17:11 #2837EnricoTrainoPartecipante
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29 Novembre 2024 alle 19:12 #2839Giorgio GraffietiPartecipante
Purtroppo la differenza tra desideri e realtà contempla anche questo. Osservo, comunque, che responsabilità esigerebbe (oltre al dipanare le questioni di opportunità sollevate) che si dicesse dove si intende andare a prendere i 100 miliardi che, a spanne, dovrebbero servire per avventurarsi nella scelta nucleare.
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29 Novembre 2024 alle 17:36 #2838EnricoTrainoPartecipante
Immaginiamo, visto il nostro “track record” disastroso in fatto di grandi progetti, cosa potrebbe accadere in Italia con dei progetti di centrali. nucleari di grande dimensione.
Questo che non significa ovviamente che non si possa invece essere a favore della intensificazione della partecipazione dell’Italia, specie attraverso ENEA ed ENEL, a progetti di reattori nucleari “modulari” di taglia ridotta, con l’obiettivo di verificarne la fattibilità ed arrivare alla definizione di uno “standard” di reattore europeo.
All’interno di questo progetto di ambito europeo, si potrebbe anche includere l’individuazione sempre in ambito continentale di uno o più depositi geologici di stoccaggio permanente che possano essere utilizzati a condizioni predeterminate dai paesi aderenti a questo “consorzio”…
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29 Novembre 2024 alle 21:18 #2841Giorgio GraffietiPartecipante
Se parliamo di ricerca non si può che essere d’accordo, ma legare la necessità di una transizione all’elettrico ad ipotesi incerte nei tempi e nella reale convenienza non solo è irrealistico, ma, dal mio punto di vista, totalmente irresponsabile.
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7 Dicembre 2024 alle 18:47 #2869ChristianCiavattaPartecipante
1) Il nucleare è in declino in Europa perché c’è stata una massiccia campagna denigratoria che ha fatto leva sulle paure della gente per alcuni singoli casi di catastrofi nucleari (Chernobyl, Fukushima) che però riguardavano situazioni datate e gestite molto male.
Questa campagna denigratoria è stata spinta dalla Russia, per il proprio interesse di venderci gas e petrolio (a prezzi stratosferici) per alimentare le nostre centrali elettriche, ed essere dipendenti, e quindi ricattabili, in caso di guerra (come accaduto nel 2022).
Da questa breve introduzione si comprende che passare al nucleare è sia conveniente (perché fa risparmiare rispetto all’elettricità prodotta da gas, petrolio, carbone) che necessario da un punto di vista strategico e di sicurezza nazionale ed europea. Non possiamo più permetterci di dipendere dalla Russia o dal mondo arabo per la nostra energia, e su questo non si può più discutere dopo quello che è successo nel 2022, quindi se qualcuno vuole mantenere l’uso di gas o petrolio o carbone è bene che trovi qualche mega giacimento in Italia, altrimenti si passa al nucleare.
2) Questo “hype” sul nucleare non è una moda, è la constatazione di una necessità, che ci piaccia o no si va al nucleare, perché solo il nucleare garantisce la nostra sicurezza nazionale. Essere contro a ciò che è ovvio e necessario è ciò che ha caratterizzato il grillismo e gli altri movimenti antagonisti, non riguarda mai i liberali. L’antagonismo non è tollerabile in un movimento liberale.
3) Nel 2022 la Russia ha fatto sabotare centrali nucleari in nord Europa, e forse non solo lì, quindi la sicurezza militare delle centrali nucleari è una priorità.
4) La questione climatica della riduzione di Co2 è in realtà meno importante di quella economica e di sicurezza europea, il nucleare risolve tre problemi, Co2 emessa in atmosfera, riduce le bollette e soprattutto ci rende indipendenti da Russia e mondo arabo, lasciando, soprattutto la Russia, senza la sua principale fonte di liquidità (che spende in armi da usare contro i civili in Ucraina e potenzialmente un domani contro di noi).
5) Le fonti rinnovabili non possono sostituire il nucleare, ma possono affiancarsi ad esso, perché ci sono dei momenti di picco, in cui le rinnovabili producono molto, ma poi dei momenti in cui producono troppo poco, e allora serve l’integrazione del nucleare. Se non troviamo dei modi efficienti ed economici di stoccare l’energia prodotta dalle rinnovabili per usarle nei momenti di bassa produzione, dobbiamo avere il nucleare per compensare.
6) Lo stoccaggio delle scorie è un tema che può essere eliminato utilizzando i reattori al torio, e visto che stiamo iniziando un percorso da zero, un percorso che durerà diversi anni prima di avere delle centrali funzionanti, sarebbe bene partire direttamente con delle centrali che possano utilizzare al meglio il torio.
Se poi consideriamo che giacimenti di torio sono presenti anche in Italia, anche se mai analizzati seriamente, sarebbe utile entrare in questo business immediatamente, per avere il torio sia come fonte di energia per le centrali, che come risorsa da esportazione per il Paese.Questo è l’approccio giusto, positivo e propositivo, guardiamo i problemi, studiamoli e RISOLVIAMOLI.
Indicare i problemi e concludere immediatamente che non si può fare nulla, non è un atteggiamento da liberali, ma da populisti. -
10 Dicembre 2024 alle 16:48 #2873Paolo GuglielmettiPartecipante
Grazie per il dibattito che è stato alimentato.
Specie per chi non ha conoscenze sufficienti su una certa materia (come lo scrivente), il confronto anche acceso delle opinioni e quando disponibili, sui dati di fatto, è estremamente utile, anche in vista di ulteriori approfondimenti.
Un movimento/partito come OL dovrebbe dare primario risalto agli elementi di fatto, nel rispetto ovviamente di tutte le opinioni.
A livello di semplice opinione, la lettura dei diversi contributi ha fatto sorgere in me qualche dubbio in più sulla necessità del ritorno al nucleare.
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