Scuola, università e ricerca sono tre temi centrali per la politica, e sono fortemente intrecciati. Una forza politica moderna deve avere idee molto chiare su questi temi e li deve mettere appunto al centro del suo programma.
Da molti anni invece sono temi lasciati al margine della politica, e spesso finanziati poco e/o male. Siamo un paese in cui si accetta un proliferare incontrollato di nuovi corsi di laurea ma non si riesce a finanziare la ricerca di base in maniera costante. Tantissimi ricercatori vanno in cerca di posizioni più stabili e remunerative all’estero, ma in cambio non riusciamo ad attrarre ricercatori stranieri. Siamo tra i primi paesi in Europa per nazionalità di ricercatori che ottengono importanti finanziamenti pubblici dalla comunità europea, ma siamo tra gli ultimi paesi in quanto a progetti ospitati (formiamo appunto ottimi ricercatori che poi emigrano insieme ai loro progetti). La scuola pubblica necessita sicuramente di un finanziamento per le ristrutturazioni edilizie, e molti istituti sono costretti a chiedere un finanziamento volontario alle famiglie per le spese primarie. Per non parlare degli stipendi degli insegnanti della scuola.
Dovremmo intraprendere un virtuoso percorso di valorizzazione degli insegnanti e dei ricercatori, sia come figure nella società sia dal punto di vista economico, e contemporaneamente trovare il modo di responsabilizzare i dipendenti pubblici rispetto alle loro scelte di programmazione (gestione delle scuole, reclutamento negli atenei, assegnazione dei fondi di ricerca). L’Italia è un paese che ha sempre dimostrato di avere grandissime potenzialità nella cultura e nella ricerca, ci siamo dimenticati da una sessantina di anni a questa parte di metterle a frutto.