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19 Novembre 2024 alle 16:41 #2754Marco TiberiPartecipante
Buon pomeriggio.
Ringrazio Cristiano per la sua domanda e la “spinta” ad avviare la discussione sui temi che il termine “Integrazione Europea” implica. L’obiettivo che credo tutti condividiamo è dare visibilità a Orizzonti Liberali, in particolare alla sua proposta di metodo: partecipazione aperta a tutti, collaborazione secondo le proprie competenze e attitudini, approfondimento e organizzazione dei contributi, trasparenza e coinvolgimento.
In tale contesto, condivido con voi qui di seguito alcune riflessioni “Sul futuro UE in prospettiva Liberal Democratica”.
Il futuro dell’Unione Europea deve essere fondato su una visione ambiziosa ma realistica, che sappia coniugare l’ideale di un’Europa più integrata con le sfide concrete che ci attendono.
La premessa è che i risultati delle elezioni europee 2024 non possono essere ignorati, nella nostra riflessione sul futuro dell’integrazione europea. L’avanzata dei partiti di destra e di estrema destra, che hanno ottenuto significativi successi in molti Stati membri, ci pone di fronte a una sfida: promuovere riforme che rendano l’Unione Europea più efficiente e più vicina ai cittadini europei. In altre parole, bisogna sapere tradurre gli ideali politici in politiche concrete che migliorino la vita delle persone.
La sfida è dimostrare che più Europa non significa meno democrazia, ma al contrario più strumenti per affrontare le sfide del nostro tempo.
La prima urgenza è superare la lentezza e il compromesso al ribasso che troppo spesso affligge il processo decisionale dell’Unione Europea. Il voto all’unanimità va ripensato. Non possiamo più permetterci un’Europa che procede a velocità ridotta per veti incrociati. Questo comporta una ridefinizione di ruolo e poteri in primis della Commissione Europea e del Parlamento Europeo.
Un’Europa più efficiente nelle sue istituzioni deve anche essere un’Europa più competitiva nella sua economia. La sfida dell’innovazione tecnologica richiede importanti investimenti in ricerca e sviluppo, un vero mercato unico digitale, meno burocrazia e meno sovrapposizione di norme e regole per le nostre imprese. La transizione verde del Green Deal va perseguita con pragmatismo, bilanciando sostenibilità ambientale e competitività industriale.
La sicurezza è un’altra importante priorità. Un’Europa più autonoma nella difesa, capace di gestire in modo coordinato i flussi migratori e di parlare con una sola voce sulla scena internazionale è nell’interesse di tutti. Come lo è un’Europa più coesa socialmente, che investa in educazione e competenze, che riduca i divari territoriali senza cedere all’assistenzialismo.
Infine, è opportuno evidenziare un tema che troppo spesso viene sottovalutato nel dibattito sul futuro dell’integrazione europea, ma declinato in termini di “slogan” in ambito nazionale: il ruolo cruciale dei servizi pubblici radiotelevisivi e multimediali. I recenti sviluppi normativi, in particolare l’European Media Freedom Act, vanno nella giusta direzione ma non sono sufficienti.
Un’Europa veramente democratica ha bisogno di media pubblici forti, indipendenti e adeguatamente finanziati. Non è solo questione di garantire il pluralismo informativo – che pure è fondamentale. È questione di costruire uno spazio pubblico europeo comune, di promuovere una cittadinanza informata e consapevole, di proteggere le nostre democrazie dalla manipolazione dell’informazione.
I servizi pubblici media devono essere messi nelle condizioni di innovare, di raggiungere i cittadini attraverso le piattaforme digitali, di produrre contenuti di qualità. Ma soprattutto devono essere preservati, per quanto possibile, da interferenze politiche attraverso meccanismi di governance trasparenti e procedure di nomina basate su competenza e merito.
L’esperienza di alcuni Stati membri dell’Unione Europea ci insegna quanto sia facile trasformare i media pubblici in megafoni governativi. La libertà e il pluralismo dei media sono fattori fondamentali del progetto europeo tanto quanto il mercato unico o la moneta comune.
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